Non frequento molto spesso il pianeta Asics, anzi non lo conosco proprio, c’è qualcosa che ci fidelizza ad un brand, ci rassicura, ci compiace nell’appartenere a quella famiglia. Sono le esperienze passate, la condivisione di tempo, spazio, chilometri, fatica, sofferenza di un’eco riverberante ad ogni passo, che rinforza solidalmente il nostro rapporto con quel marchio, come con una vecchia fidanzata, ormai divenuta moglie.
Asics non mi dice più niente da molto tempo, forse dalle prime Nimbus che ho provato, bellissime, epifaniche perché le prime, ma dopo l’iniziazione alla corsa, così pantofolone, così traditrici rispetto alle mie spinte, così ingorde della mia energia.
Poi riprendo a giocare a tennis, e tra le tante recensioni che leggo vengo sempre più orientato verso delle Asics da tennis. Hanno lo stesso battistrada delle mie Lotto da terra rossa, ma la sensazione è come se la terra si fosse trasformata, se fosse più compatta sotto i miei piedi, più stabile, non rigida ma resistente, non morbida ma elastica, me ne innamoro. Ho rotto il ghiaccio, sono pronto per valutare, ri-valutare, anche le Asics da corsa.
Due anni fa allo stand dell’Asics della maratona di Stoccolma provo queste scarpe che mi incuriosiscono per la forma a dondolo dell’intersuola, particolarmente esplicita. Sul tapis roulant sono sorpreso dalla spinta, dalla facilità con la quale mi sembra di avanzare, temo che in parte sia dovuta al tappeto, che non è mai come la corsa, ma queste Metaride è come se corressero per me, tanto che non mi accorgo che ho accelerato troppo, a freddo, colpa della scarpe dirò, maledicendo la prova, che mi irrigidisce notevolmente, il giorno prima della maratona….
Avevo in qualche modo rimosso questo ricordo, quando vedo una splendida offerta che fatalmente mi invoglia alla prova, una scarpa che mi incuriosisce di nuovo, una di quelle occasioni per dare qualche motivazione in più alle mie corse, che in fase di pandemia, senza motivazioni, sono corse di mantenimento, di sopravvivenza, di liberazione, di voglia di salutare altri runners. E per il mio lavoro si trovano sempre ottime scuse per provare scarpe nuove. No alle rassicuranti Clifton, Ghost, Glycerine, le scarpe della fiducia, che non ti deludono mai con la loro aria sobria sulle quali cado sempre in piedi, no, adesso ho bisogno di sentire una sensazione nuova sotto i piedi, di risentire la sensazione delle Asics Metaride provate a Stoccolma, nella versione più economica Glideride, che promette le stesse sensazioni, a cento euro meno.
Le prendo in mano, le piego per stabilirne la rigidità e non ottengo risposta, sono dure marmate, non hanno alcun movimento sui punti di articolarità della metatarso-falangea, completamente inflessibili, me lo aspettavo data la forma, ma confidavo in un minimo di movimento…
La provo, la calzata è avvolgente, più delle brooks, mi dà un senso di stabilità, il mesh è ottimo, sono molto comode. Poi faccio due passi e dico: Accidenti! non lo so, forse no, queste scarpe oscillano, non ne vogliono sapere di stare ferme, ed i primi passi mi spingono avanti, sembra che vadano da sole, che siano incontrollabili. Poi abbozzo mezza corsetta in negozio, le sento, rigide ma reattive, con una tomaia tesa e resistente, bouncy, rimbalzanti, una sensazione che è una voglia di scoperta, la motivazione che cercavo di nuovo per correre, senza obiettivi, ma solo per divertirmi e liberare la testa.
La sera stessa i miei compagni di squadra si ritrovano per una sessione di lavoro di qualità, decido che è l’occasione giusta, mi farò la mia corsetta tranquilla, in attento ascolto delle mie sensazioni, mentre loro scorrazzano avanti e indietro sui 400m.
Facciamo un breve riscaldamento e comincio ad abituarmi alla scarpa, dopo un paio di km la sento già mia.
Alla partenza delle prime ripetute, mi accodo, accellerando un pochino, e mi accorgo che non hanno timore ad incrementare la velocità, ma con gran sorpresa pare che mi spingano in propulsione. Con accondiscendenza supina decido di assecondarle e con mia grande sorpresa trovo una scarpa estremamente reattiva, tanto che continuo un tantino a spingere nonostante i 50 km di mtb fatti la mattina. Incredibile, vado a 3:40 senza sforzo apparente con una scarpa di quasi 300gr, ‘effetto wow’ assicurato, almeno per me, ormai della categoria tapascioni. Insisto sulle ripetute successive e continuo a mantenere la stessa velocità, io per primo sorpreso da questo apparente doping tecnologico, su una scarpa teoricamente niente affatto veloce. Dico ai ragazzi: ‘è la scarpa, io non c’entro!’
Penso che soffrirò l’indomani ma stamani mi sveglio come una rosa, prova superata. Da tempo non provavo una sensazione del genere con una scarpa, e credo che la Asics non abbia mai indovinato una scarpa da running come questa dagli anni ’80.
La Glideride è la cugina povera della Metaride, costa meno, ha una tecnologia meno costosa, non ha una placca in carbonio nell’intersuola, ma la sua intersuola è costruita in maniera tale da riprodurre le stesse sensazioni che si hanno calzando la Metaride, ad un costo accessibile a tutti, soprattutto con le promozioni attuali.
La caratteristica principale della Glideride è la sua intersuola a dondolo, che facilita la transizione dalla fase di contatto iniziale alla fase di propulsione, rendendola un passaggio molto naturale ed a ridotti costi metabolici, con una ridotta richiesta funzionale a carico del comparto posteriore della gamba. Lo fa utilizzando una rigidità su tutta l’intersuola, con un’evidente taglio anteriormente che crea un efficace dondolo sull’avampiede.
È una scarpa che si inserisce nella linea di tendenza delle massimaliste, senza strizzare l’occhio alle massimaliste veloci dei record di Nike a Adidas, dato il peso niente affatto contenuto (291 gr), e un’intersuola futuristica solo nella sua funzionalità. È una scarpa pesante in realtà, non più di una Ghost o di una Boost, ma sicuramente non una scarpa che sulla carta si presterebbe a lavori di qualità, eppure vi sorprenderete nel valutarne l’efficacia quando comincerete ad incrementare ritmo e spinte.
L’ammortizzazione è assicurata da una combinazione di tecnologia FLYTEFOAM™ e tecnologia GEL™, con una barra rigida nell’intersuola non paragonabile alle Nike Vaporfly o Next, non si tratta di carbonio, ma di un nylon rigido che non rende l’intersuola elastica, ma semplicemente rigida, in modo da facilitare l’effetto di propulsione verso il dondolo dell’avampiede. Rigida, ma così funzionale alla rullata del piede, al fine di ridurre i costi metabolici sulle lunghe distanze per le quali è teoricamente progettata.
31mm sul tallone, più di una Hoka Clifton per intendersi, è un bello stacco da terra, che la rende, sulla superficie asfaltata irregolare, leggermente instabile sul piano frontale, ma solo quando si spinge forte. 5 mm di drop, ma quando si parla di suola a dondolo questi parametri sono piuttosto irrilevanti…
Quando si accelera la risposta dell’intersuola è molto elastica, ed anche quando la transizione naturale verso l’appoggio avampodalico sarebbe naturale all’aumentare del ritmo si deve cercare di mantenere la calma e fidarsi di lei, in qualche modo frenarsi, o meglio provare a cambiare la lunghezza della falcata, per sfruttare a pieno le caratteristiche specifiche della scarpa, pena un appoggio secco sull’avampiede e privo dei vantaggi che la Glideride assicura.
La Glideride è molto elastica, ammortizzante senza sembrarlo, una sensazione che non ho mai percepito nelle Asics prima di ora, che erano o troppo ciabattone (Nimbus) o tendevano ad un appoggio piuttosto secco (Cumulus, GT). Quindi, sicuramente una scarpa non fatta per gli avampodalici, che non trovano ciccia sotto i piedi, né una corretta centratura negli appoggi, né l’elasticità che risponde l’intersuola. I retropodalici e i midfoot strikers invece si godranno la bambina al meglio, così come i camminatori, perché questa scarpa è anche altamente indicata per chi cammina, data la sua naturale transizione e facilitazione alla rullata. È questo un aspetto interessante che dovrò valutare nel tempo, e sulle distanze più lunghe, vale a dire che cosa comporterà in termini di richiesta funzionale, l’overstriding (l’incremento della lunghezza della falcata) richiesto per godere di questi vantaggi strutturali, cercando un atterraggio più retropodalico?
Dopo una decina di chilometri sento un leggero affaticamento a carico dei glutei, sensazione che però non riconosco appena smetto di correre, né nelle ore successive. Potrebbe teoricamente trattarsi di un incremento di lavoro di ischiocrurali e gluteo, che compensano la ridotta richiesta a carico del tricipite surale, e del lavoro di flessione della tibiotarsica, che secondo Asics si riduce del 19% con questa scarpa.
Questa differenziazione dei carichi può essere elemento di preferenza per la risoluzione di sintomatologie specifiche, ma non mi stancherò mai di ripetere quanto sia importante procedere con una accurata rotazione di scarpe da corsa, sia per la differenziazione dei lavori, che per variare i picchi pressori in appoggio, anche tra scarpe di differenti brand e specificità.
Le schiume non sono né leggere né morbide, anzi la sensazione talvolta è di un’eccessiva rigidità sotto i piedi che non viene necessariamente percepita come gradevole, ma è una rigidità cedevole e al contempo reattiva, che dovrebbe garantire una durata dell’intersuola superiore alle altre scarpe neutre di massimo ammortizzamento.
Quindi una scarpa ammortizzante ma elastica, adatta per le corse lunghe, data la specifica funzionalità dell’intersuola, la cui forma semplifica ed economizza la rullata del piede, soprattutto sulle lunghe distanze, dove la priorità è il risparmio metabolico, ma che si comporta molto bene sui lavori di velocità.
Soggetti che soffrono di rigidità a livello metatarso-falangeo, alluce rigido, tendinopatie, fasciti o entesiti plantari, potranno godere dei vantaggi di questo tipo di scarpe, data la totale assenza di flessibilità sull’avampiede, e lo spot di dondolo sull’intersuola che non richiede articolarità nelle zone sovraindicate e riduce sensibilmente la richiesta contrattile del tricipite surale.
Conclusioni
Una scarpa che trova negli allenamenti di tutti i giorni il suo ‘cup of tea’, la Glideride è una neutra di massimo ammortizzamento versatile, sulla linea sempre più consistente delle scarpe massimaliste ma reattive, che affronta tutto senza lasciarsi affatto intimidire da lavori veloci, concepita per gli allenamenti lunghi è adatta agli allenamenti di tutti i giorni.
Che dire, del minimalismo sembra non esserci più traccia, la linea percorsa inizialmente da Hoka, e gestita con serie ambizioni prestazionali da Nike e Adidas, trova adesso sempre più credibili proposte, anche sui modelli meno costosi, e non necessariamente super performanti.
La Glideride ci piace molto!